Dopo la concessione dello Statuto (4 marzo 1848) da parte di Carlo Alberto, il Corpo fu chiamato, alla stregua di tutti gli altri enti civili e militari, a prestare giuramento con la nuova formula costituzionale, e i Carabinieri vi adempirono con la massima lealtà e nelle forme più solenni. Nei piccoli paesi, i militari delle Stazioni locali, in grande uniforme e in armi, lo fecero dinanzi ai Sindaci, quali esponenti del potere civile e rappresentanti del popolo. Il Ministro della Guerra, in uno speciale ordine del giorno per il giuramento, appunto, dei Carabinieri, affermò: “La funzione gioverà presso lo spirito pubblico a far riconoscere nei Carabinieri Reali altrettanti cittadini che efficacemente cooperano ad assicurare l’ordine pubblico, palladio della vera libertà, e che per debito di proprio uffizio sono i legali esecutori degli ordini delle autorità giudiziarie e di Governo, delle discipline a cui la pubblica sicurezza è affidata: i cittadini, insomma, nei quali per virtù di militar contegno e di costante vigilanza, tutti riconoscono il merito di mantenere il ri-spetto alle leggi e la protezione alle proprietà e delle persone, cardini impreteribili di qualunque civile consorzio”. Il 23 marzo 1848 si ebbe la dichiarazione di guerra all’Austria. Il comando in capo dell’Esercito piemontese, composto da due Corpi dell’Esercito ed una Divisione di riserva, fu assunto da Carlo Alberto. Il Corpo dei Carabinieri mobilitò 3 Squadroni, della forza complessiva di 280 uomini, di scorta al Sovrano e al suo Quartier Generale, e tre mezzi Squadroni (154 uomini) per essere addetti alle tre Grandi Unità con compiti di polizia militare. Comandante di tutti i Carabinieri mobilitati fu il Colon-nello Conte Avogadro di Valdengo. I tre Squadroni di scorta che, al comando del Maggiore Alessandro Negri di Sanfront, costituivano anche un piccolo reparto di impiego tattico, ebbero modo di distinguersi particolarmente a Pastrengo il 30 aprile, nell’azione svolta per far sloggiare gli Austriaci ed occupare l’abitato. Il 29 aprile gli Austriaci occupavano le posizioni strategiche di Pastrengo e di Bussolengo. Per il mattino seguente era prevista una nuova azione nemica e i Piemontesi si erano preparati ad una controazione, avente per obiettivo per l’appunto Pastrengo. Le posizioni austriache dovevano essere attaccate da tre punti diversi, da parte del 2° Corpo e della Divisione di riserva. Iniziata l’azione, Carlo Alberto la seguiva dalla sommità del Colle della Mirandola; ma, preoccupato di un ritardo ad avanzare da parte del centro e volendo rendersi conto della situazione, scese con il seguito nella zona sotto-stante, constatando che la melmosità del terreno, attraversato dal torrente Tione, straripato, era la causa del ritardo, specie da parte delle artiglierie e delle altre armi a cavallo. Dati gli ordini, anziché ritornare sulla Mirandola, il Sovrano proseguì verso la sommità delle colline denominate “Le Bionde”, che erano più vicine a Pastrengo. Ma una decina di Carabinieri, che prece-devano in servizio di avanscoperta, vennero improvvisamente fatti segno a scariche di fucileria e ciò rivelò la presenza di nemici a poca distanza, in numero ed in posizioni non facilmente individuabili al momento. Il pericolo per il Sovrano, anche di un possibile accerchiamento, era più che evidente. A questo punto il Maggiore Negri di Sanfront con i suoi Squadroni di Carabinieri si diede a battere la zona antistante per attaccare l’avversario e, supe-rato al galoppo il Sovrano ed il suo seguito, caricò in tre successive riprese gli Austriaci. Carlo Alberto seguì l’azione continuando ad avanzare sul ter-reno già battuto dagli Squadroni, nello stesso tempo in cui entrava in azione il Reggimento Genova Cavalleria e altre truppe attaccavano dai punti pre-stabiliti. Gli Austriaci, sorpresi da quella carica inattesa, abbandonarono le loro posizioni dopo poche ore, ripiegando su Bussolengo. Pastrengo fu così occupata dai Piemontesi nella stessa giornata del 30 aprile. Il mattino del 1° maggio i Carabinieri, e poi la Brigata Savoia, occuparono anche Bussolengo. Successivamente gli Squadroni Carabinieri di scorta si distinsero nel fatto d’arme presso Verona (6 maggio), nell’azione del 24, 25 e 27 luglio sulle alture di Custoza e a Valeggio, e il 4 agosto fuori le porte di Milano e nell’iniziato assedio di Peschiera. Per le prove date nella campagna del 1848, sospesa con il noto armistizio del 9 agosto, la Bandiera dell’Arma è fregiata di una Medaglia d’Argento al Valor Militare per la carica di Pastrengo e di due Medaglie di Bronzo al Va-lor Militare (in commutazione di menzioni onorevoli concesse ai tre Squa-droni di scorta, rispettivamente il 10 maggio ed il 23 agosto 1848).
Fonte: pianetacobar.eu/ storia dei carabinieri d'Italia/ Aps Romeo Vincenzo